25. QUANDO LADY OSCAR PRESE D’ASSALTO LA BASTIGLIA

Sera del 14 luglio, lezione di Storia sorvolando Parigi, la Tour Eiffel ben visibile perché illuminata da sembrare Las Vegas, e un fiorire di fuochi d’artificio a dare l’idea inquietante di traccianti di contraerea.
La lezione è tenuta da una giovane madre, che spiega al proprio pargolo, all’apparenza non ancora entrato nei confini dell’alfabetizzazione, come il popolo francese fosse alla fame, come la sciocca regina Maria Antonietta si stupisse perché, anziché il pane, la gente non mangiasse brioche, e come alla fine venisse assaltata la Bastiglia per liberare i patrioti che vi languivano, dando così inizio alla Rivoluzione Francese, che avrebbe cancellato ogni ingiustizia.  Manca solo Lady Oscar che lascia il comando delle guardie della regina e passa agli insorti per morire eroicamente sotto le mura della bieca fortezza, e il quadro sarebbe completo.

4 lady oscar

Il fatto che le cose siano andate più o meno così non depone a favore degli eccessi di sintesi riduttiva, che tendono a sottacere il “dopo” che pure c’è stato.  La “Presa della Bastiglia”, avvenuta il 14 luglio 1789, rappresenta la svolta di una situazione in cui confusione politica, malcontento popolare, fermenti sempre meno controllabili, potere di acquisto dei salari in costante calo e incapacità da parte della classe dirigente, Luigi XVI in primis, di rendersi conto della gravità della situazione si mescolavano in un contesto presagio di traumatiche svolte.
Le avvisaglie erano quotidiane.  Quando, alla fine di giugno, 12 soldati del reggimento del duca Du Chatelet finirono imprigionati perché in odore di associazionismo antigovernativo, la folla corse a liberarli per portarli in trionfo.
Qualcosa di ugualmente preoccupante avvenne il 9 luglio, quando una sessantina di artiglieri del battaglione di Toul manifestarono contro il proprio comandante, cosa fino allora impensabile.
In questo clima di sfaldamento Luigi XVI non trovò di meglio che licenziare il primo ministro Necker, che cercava di mettere rattoppi alla disastrata economia nazionale e che per questo godeva delle simpatie popolari.  Quel che Necker sarebbe riuscito a fare se fosse rimasto al proprio posto è da dimostrare, ma sta di fatto che il suo busto venne portato in trionfo e i manifestanti imposero la chiusura dei teatri in segno di lutto.  I disordini si moltiplicarono, e vennero incendiati i caselli daziari, saccheggiati i granai di Saint-Lazare e liberati i detenuti rinchiusi nella Force, la prigione dei debitori, con la folla in tumulto fronteggiata senza successo da un reggimento di svizzeri e da un manipolo di cavalleggeri tedeschi, cioè da truppe mercenarie, mentre fra i militari francesi si moltiplicavano gli episodi di insubordinazione.
È troppo facile adesso affermare quanto fosse incapace il re e quanto oca fosse la regina, che godeva di grande influenza sul debole marito.  Anche personaggi meno sprovveduti difficilmente sarebbero stati in grado di comprendere la portata di ciò che stava avvenendo, e, soprattutto, di porvi rimedio.
La mattina del 14 luglio la folla si diresse verso la Bastiglia.  La fortezza era al comando del marchese De Launay, burocrate forse in odore di corruzione spicciola, ed era difesa da 114 uomini, fra cui 32 svizzeri. Una delegazione partita dal Palazzo di Città si fece largo fra la folla e chiese di essere ricevuta.  De Launay, che ancora non aveva capito quel che stava per succedere, la invitò a pranzo.
Gambe sotto il tavolo, la delegazione con civiltà chiese che i cannoni puntati sulla folla venissero ritirati dagli spalti, e con civiltà De Launay acconsentì.  Ma fuori tirava un’altra aria.  Mentre i suoi rappresentanti erano a pranzo, dalla folla emersero gli onnipresenti e nefasti capipopolo dei tempi di piena.  Il primo di essi, di nome Thuriot, arrivò fino nel terzo cortile della fortezza, e chiese la resa di De Launay offrendogli in cambio la vita.  La folla lo smentì, accusandolo di connivenza col nemico, e si precipitò all’interno.  Mentre i soldati francesi sbandavano, gli svizzeri, ligi al dovere per antonomasia, aprirono il fuoco, e fu battaglia.
Da fuori giunse sotto le mura una colonna di guardie con cinque cannoni, al comando di Elie, ufficiale del reggimento della regina (ecco da dove hanno preso Lady Oscar!), e alle 17.30, dopo che De Launay, per emulare Sansone e portarsi appresso più filistei possibile, aveva invano cercato di dare fuoco alle polveri contenute in 130 barili custoditi nei sotterranei, la Bastiglia venne presa.
La folla, linciato De Launay con la supervisione di un macellaio professionista, nelle celle trovò solo 7 prigionieri: 4 falsari, 2 infermi di mente e un condannato per atti sessuali moralmente perversi.  E questo è quanto.
Ma c’è il “dopo”, perché la Francia, algida nella purezza rivoluzionaria, ha decapitato un re e una regina per mettere di lì a poco al loro posto un parvenu di origine italiana che s’è nominato imperatore, e ha fatto diventare re, regine, principi e principesse i propri familiari, in quello che potrebbe essere il ridicolo assoluto, se non fosse che la cosa ha riempito con centinaia di migliaia di morti i campi di battaglia e le contrade di tutta Europa.
Si sa, la grandeur ha un prezzo e da quelle parti l’hanno sempre pagato volentieri; e poi, come ha scritto qualcuno, non c’è parto senza travaglio.  Sarà, ma dipende da cosa ne nasce, e quando c’è di mezzo la Storia sarebbe più prudente fare ricorso a una tranquillizzante epidurale.

Giovanni Chiara

 

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