di Luca Cecchelli
Debutta domani sera al Teatro Delfino il comico toscano Paolo Hendel con il suo ultimo monologo “La giovinezza è sopravvalutata”. Prosegue così il cartellone 2021/22 della sala di Piazza Carnelli composto da importanti nomi del panorama stand up comedy italiano.
“Tutto è iniziato il giorno in cui ho accompagnato mia madre novantenne
dalla nuova geriatra.
In sala d’attesa la mamma si fa portare in bagno dalla badante.
Un attimo dopo la geriatra apre la porta dello studio, mi vede e mi fa:
‘Prego, sta a lei’ ”
Il grande pubblico ha imparato a conoscerti e apprezzarti per la tue apparizioni nei film Il Ciclone del conterraneo Pieraccioni o Amici miei come tutto ebbe inizio di Neri Parenti. Particolarmente intensa però è anche la tua attività teatrale: dal 1990 hai scritto e interpretato numerosi monologhi. La giovinezza è sopravvalutata è l’ultimo: come nasce?
«Come specificato dalla tua citazione (vedi sopra), dopo quell’episodio qualche anno fa mi cominciai a rendere conto che, ridendo e scherzando, ci si stava avvicinando a una velocità incredibile alla “detestata soglia della vecchiezza”, per dirla niente di meno che con Giacomo Leopardi. A quel punto mi sono chiesto: è veramente così detestabile questa soglia di vecchiezza? Con tutto l’amore possibile per Leopardi, nostro immenso poeta, secondo cui la giovinezza sia l’unico fiore della nostra arida vita, io penso proprio di no. Dai, forse esagerava un pochino. Anche perché di fatto c’è un solo modo per non diventare vecchi: morire prima! E francamente non mi sembra una gran soluzione (ride)».
Dunque perché la giovinezza è sopravvalutata?
«Nell’immaginario comune la giovinezza si impone come qualcosa di legato alla prestazione fisica, alla bellezza e alla spensieratezza, quasi senza un domani. Una visione da spot pubblicitario. Bisogna andarci calmi però: soprattutto se si vuole invecchiare bene bisogna stare attenti alla manutenzione del fisico. La giovinezza è un periodo, anche piuttosto breve, durante il quale è opportuno rendersi anche conto che va speso un po’ di lavoro per poter invecchiare nel miglior modo possibile. E mi riferisco soprattutto a noi maschi che dal punto di vista della “manutenzione” siamo indietro rispetto alle donne. Non solo esteticamente, ma anche clinicamente: dopo i 50 anni sarebbe opportuno sottoporsi a una serie di controlli, ma diventa difficile se si considera che in molti casi neanche sappiamo come siamo fatti».
“Secondo un recente sondaggio della Associazione Europea di Urologia è emerso che il 54% dei maschi europei crede che la prostata sia un organo femminile.
Forse perché finisce per –a. Giusto, se fosse maschile sarebbe prostato”
Come ne esce la terza età da questo monologo?
«Noi maschi ne usciamo male! (Sorride) Da esponente del genere maschile comunque mi diverto a prendere in giro i nostri difetti. Giocare e ridere di se stessi è soprattutto un modo per accettarli e fa bene anche alla salute. Un argomento in particolare, su cui trovo sempre molta attenzione nel pubblico maschile, è il sesso vissuto dopo una certa età. Rimane una bellissima attività ovviamente, ma per come la vedo io, dopo una certa età, è anche una gran faticata. Un po’ come fare un trasloco. Vai continuamente su e giù sudando e ansimando, per di più col rischio di mettere alla fine qualcosa nel posto sbagliato…Per questo vedo meglio quegli anziani che raggiungono la tanto anelata pace dei sensi. Ciò verso cui anche io mi sto indirizzando».
“Noi maschi, arrivati ad una certa età, finalmente potremmo esporre un bel cartello:
“Chiuso per cessata attività, rivolgersi ad altri”. E vivere felici e sereni!
C’è molto di tuo nello spettacolo, inteso come esperienze personali, oppure è stato più costruito con la complicità del coautore Marco Vicari e del regista Gioele Dix?
«Lo spettacolo è nato qualche anno fa, a seguito di un’intervista per Michele Farina sul Corriere della sera. Michele ed io abbiamo parlato della nostra età e degli anni che passano – Farina si è inventato anche l’Alzheimer Fest, occasione estiva per far incontrare malati di Alzheimer, parenti, amici e cittadini e giocare insieme, qualcosa di geniale. In quella intervista io parlai di episodi di mio padre novantenne in ospedale, racconto che colpì Lydia Salerno, editor di Rizzoli, la quale mi ha suggerito poi di scrivere un libro. Così è nato La giovinezza è sopravvalutata (2018), manifesto per una vecchiaia felice, scritto con Marco Vicari e una geriatra fiorentina, Maria Chiara Cavallini, dalla quale ho imparato moltissimo. Il libro è stato lo spunto per costruire poi questo monologo comico insieme a Marco Vicari e diretto da Gioele Dix.
Cosa si trova in più nello spettacolo?
«Ci siamo divertiti a immaginar invecchiare anche i politici italiani. Ad esempio un Enrico Letta anziano con papalina, calzettoni e coperta di lana davanti ad un caminetto acceso in pieno agosto: d’altra parte dopo aver fatto il segretario del PD, anche per un solo giorno, ti rimane addosso il terrore delle correnti. Oppure
Matteo Salvini, che quando passerà a miglior vita potrebbe dire:
“appena arrivato nell’aldilà ho trovato un certo Caronte su un barcone.
Anche qui gli scafisti!”
E poi riflessioni sulla dipartita da questo mondo, attualità varia, oppure gli insegnamenti dei grandi vecchi. Ad esempio a Firenze ho avuto la fortuna di conoscere il professor Francesco Maria Antonini, un pioniere della geriatria in Italia. Diceva che la vecchiaia è l’età della fantasia, della creatività: l’importante è seguitare ad essere sempre curiosi, mai tirare i remi in barca. Guardarsi sempre intono, con la voglia di indignarsi per le storture della vita. Se hai questo spirito dentro di te puoi avere anche 150 anni, ma non sarai mai veramente vecchio».
“Le paure, le debolezze, gli errori di gioventù, sommati agli “errori di anzianità”,
sono una continua occasione di gioco nel quale è facile rispecchiarsi,
ciascuno con la propria vita, la propria esperienza e la propria sensibilità,
in una risata liberatoria”
Peggio gli errori di gioventù o quelli di anzianità?
«Gli errori di gioventù arrivano più tardi nella coscienza, spesso con l’emozione di prendere le distanze da qualcosa che non si vorrebbe fare più. Si fanno errori anche in vecchiaia, ma forse c’è maggiore prudenza. Anche perché con l’età siamo più lenti a ragionare e muoverci, quindi c’è tempo di pensare un po’ di più e qualche stupidaggine la si evita».
In una parte del monologo, per raccontare l’Italia di oggi, ci sono anche commenti di “utenti indignati” sul web.
«È una delle parti che mi diverte di più. Si è trovato veramente di tutto sul web, soprattutto improvvisati critici cinematografici su Amazon. Ad esempio su Bohemian Rapsody, film sulla vita di Freddie Mercury. Giudizio: una sola stella. Motivazione: “Alla fine lui muore”. Titanic. Giudizio: una sola stella. Motivazione: “Oh sì, come se una nave così grossa potesse veramente affondare. Ma dai”. Giuro che non abbiamo inventato nulla (ride)».
“Il lupo di Wall Street” di Martin Scorsese. Giudizio: una sola stella.
Motivazione: in realtà non c’è nessun lupo in questo film”
E Carcarlo Pravettoni si affaccerà, magari con qualche commento sulla situazione pandemica?
«In questo spettacolo non si affaccerà, ma è sempre lì che spinge e ogni tanto vorrebbe tornare a dire la sua. Per ora riesco a tenerlo a bada, ma prima o poi potrebbe tornare…Pravettoni, parodia del più cinico e spietato uomo d’affari, è un personaggio al 100% milanese, nato grazie alla Gialappa’s band a Mai dire gol. Devo il suo successo alla loro straordinaria inventiva. É stato un grande divertimento ogni volta costruire l’intervento di Pravettoni a Mai dire gol».
A proposito di personaggi milanesi: com’è tornare dal vivo a Milano?
«Sono felicissimo di tornare a Milano, città che amo molto, da una quarantina d’anni è sempre una bella avventura. Non ci si annoia di certo a stare a Milano, ogni volta è il piacere della scoperta di qualcosa di nuovo. In teatro manco da troppo tempo: in particolare dopo gli ultimi due anni sento una gran voglia e un gran bisogno di ridere e giocare. Non solo un mio bisogno personale, per fortuna lo sento anche nel pubblico. Possiamo tornare a parlare di qualsiasi argomento, anche i più difficili, ma con la voglia di ridere di quello che porta la vita, siano cose belle o brutte. Questa è la nostra salvezza».
LA GIOVINEZZA È SOPRAVVALUTATA
24 – 26 febbraio, ore 21.00
27 febbraio, ore 16.00
di Paolo Hendel e Marco Vicari
Con Paolo Hendel
Regia Gioele Dix