di Luca Cecchelli
Sabato sera al Teatro Leonardo il regista Emiliano Galigani porta in scena un particolare omaggio a Lucio Battisti. Dai classici successi anni ‘60 fino a quelli dei primi anni ’80 tra storia, musica e immagini per celebrare uno dei massimi autori della canzone italiana in un format da scoprire.
La produzione di questo spettacolo-omaggio a Lucio Battisti si basa su una sorta format – come pure è stato De Andrè La storia lo scorso gennaio, sempre al Teatro Leonardo. Come nasce?
«Come alludi correttamente questo spettacolo su Battisti si basa su una sorta di format che esamina una figura importante del panorama musicale contemporaneo e la ripropone di base attraverso una band dal vivo. Il primo spettacolo Pink Floyd History – da ormai sei anni in tournée in Europa centro-est – risale al 2015. Ha fatto poi seguito Morricone Film History (2016), spettacolo che ripercorre le tappe salienti della carriera del Maestro dalle prime collaborazioni con Sergio Leone, poi Lucio Battisti, la storia (2018) e De André, la storia (2020).
Quest’ultimo è stato la nostra ultima produzione, finalmente in scena lo scorso gennaio anche al Teatro Leonardo, dopo due anni di attesa. Nacque nel 2019 con delle riprese per un documentario incentrato sul ‘ritorno di fiamma’ tra le giovani generazioni e De André, fenomeno che ci interessava analizzare. Poi, scoppiata la pandemia, abbiamo dovuto rinviare tutto».
“Lo spettacolo ricrea le atmosfere della carriera di un’artista seminale”
Parliamo più di un concerto o di uno spettacolo?
«Si tratta di uno spettacolo composito che, insieme alla musica dal vivo, ripropone un percorso musicale attraverso una scaletta cronologica dei brani dell’artista in questione. In scena una formazione di musicisti selezionati – non si tratta dunque di una classica cover band che si potrebbe vedere in un qualsiasi locale. E attorno ad essi viene ricostruita una narrazione teatrale».
Quali elementi compongono questa narrazione?
«Lo spettacolo è composto da diverse linee di narrazione. C’è in parte un racconto sulla storia del costume degli anni presi in considerazione, attraverso documenti video proiettati in contemporanea all’esecuzione delle canzoni dal vivo. Si racconta il mondo che hanno abitato quegli autori e il modo in cui sono stati influenzati dal periodo storico che hanno vissuto. E se nel caso di De André ci si è concentrati di più sulla storia politica d’Italia, nel caso di Battisti ci si è focalizzati più sulla sua vicenda nel panorama musicale, rievocando anche episodi come la famosa cavalcata con Mogol.
Altra linea narrativa è quella dell’evoluzione musicale dell’artista, con materiali che argomentano le scelte che hanno portato alla creazione di una canzone.
“Il pubblico entra in contatto con il contesto storico, musicale e anche emotivo all’interno del quale l’artista ha composto i suoi brani”
Ultima linea narrativa infine quella dell’evoluzione musicale, cercando di spiegare quali innovazioni ha apportato l’artista. Se di De André si è parlato ad esempio di Creuza de mä, primo album di world music, di Battisti si scoprirà come ha ristrutturato la canzone italiana insieme a Mogol, portandola a successi pop mai toccati fino ad allora, insieme agli interpreti della musica italiana del periodo che l’hanno accompagnato».
“Grazie a proiezioni video originali e contenuti visuali di repertorio, lo spettacolo cattura l’attenzione dello spettatore fino all’ultimo brano, regalando una serata indimenticabile”
A che periodo attingerà il repertorio dello spettacolo dedicato a Battisti?
«Tutto il repertorio Mogol-Battisti, tralasciando il periodo Panella. Un po’ per la difficoltà del genere, un po’ perché si tratta di una produzione che prendeva coscientemente le distanze dalla musica pop, imboccando percorsi di pura sperimentazione che lo allontanarono dal pubblico».
In scaletta è comunque previsto qualche brano diciamo non scontato del repertorio Mogol-Battisti?
«Nel percorso storico si cerca di considerare ogni singolo e ogni album, senza escludere di inciampare in una chicca. Non mancheranno sicuramente classici come Mi ritorni in mente, Il tempo di morire, Emozioni, Fiori Rosa fiori di pesco, Dieci ragazze, Pensieri e parole, Eppur mi son scordato di te, Il mio canto libero, I giardini di marzo o La collina dei ciliegi…Fino ai capolavori di fine anni ’70 come Amarsi un po’ e degli ultimi due album Una donna per amico (1978) e Una giornata uggiosa (1980), con hit dal respiro internazionale, dagli arrangiamenti e sonorità moderne per l’epoca e interessanti ancora oggi».
Come è stato composto il cast o meglio la band?
«Sul palco batteria, chitarra, basso e tastiera e tre voci, una femminile e due maschili. D’altra parte – fatta eccezione per le parti orchestrali – Battisti ha sempre lavorato con formazioni abbastanza ‘rock’. E soprattutto abbiamo cercato di riportare fedelmente gli arrangiamenti, grande forza della musica di Battisti. Non sta a me dirlo ma Battisti è stato un musicista straordinario nella capacità di creare atmosfere musicali, figlio di un periodo storico da cui ha saputo ben attingere dalla sperimentazione per creare brani indimenticabili dall’anima popolare – penso anche a casi come Anima Latina.
Con i musicisti cercheremo di ripresentare gli stessi arrangiamenti, con l’unico limite della qualità dei suoni – purtroppo non possiamo riprodurre quelli degli anni ’60, ma cerchiamo essere fedeli il più possibile».
Qual è la forza di questo spettacolo?
«Il pubblico viene prima di tutto per cantare quelle canzoni, ma al di là della parte ‘karaoke’, c’è un elemento trasversale che caratterizza questo format. A noi piace chiamarlo ‘rockumentary’, perché presenta musica dal vivo con afflato documentaristico. Lo spettatore di ogni fascia d’età trova qualcosa: c’è chi ha vissuto il periodo di Battisti ed è trasportato dall’emozione dei ricordi della giovinezza e chi impara qualcosa seguendo la funzione del documentario, uscendo dalla sala con nozioni in più rispetto a musiche magari già ascoltate. Una formula che funziona».
“Battisti, La Storia è un viaggio intenso e rispettoso nel percorso artistico di uno dei cantautori più amati e controversi della tradizione italiana, con le sue canzoni iconiche suonate da musicisti formidabili”
Le fonti della parte documentaristica dove attingono?
«Per ogni spettacolo facciamo un lavoro di ricerca di mesi, ci documentiamo tramite tutte le fonti possibili. Una volta recuperato quello che ci interessa facciamo una seconda scrematura per verificare le informazioni, evitando di diffondere inesattezze. La nostra è una casa di produzione cinematografica e abbiamo esperienza del lavoro sulle fonti di archivio e sulla possibilità di usare filmati di repertorio, pur coperti da alcuni copyright».
Vedremo anche materiali inediti?
«Ci saranno materiali inediti, nel senso che abbiamo assemblato dei materiali originali. La narrazione a video è costante durante il concerto, ma non si tratta sempre di immagini di repertorio. In alcuni casi abbiamo dato nei nostri video una restituzione emotiva di alcuni tipi di canzoni, video emozionali».
“Ogni spettacolo-format ha una sua specifica, li si deve vedere come quattro spettacoli totalmente differenti, assolutamente imparagonabili l’uno all’altro per diversa emotività, intensità e dimensione”
Prossimi autori o protagonisti di questo format?
«Non abbiamo pensato ad altri nomi in questo momento, soprattutto dato il periodo difficile degli ultimi due anni. Torneremo comunque a Milano al teatro Repower della Luna il 28 marzo con Pink Floyd History, recuperando una delle date che abbiamo lasciato nel 2020. Ad aprile invece porteremo agli Arcimboldi Morricone Film History.
BATTISTI, LA STORIA
19 febbraio, ore 20.30
Direttore Emiliano Galigani
Chitarre Giampiero Morici
Batteria Alessandro Pellegrini
Basso Alessandro Nottoli
Tastiere Simone Giusti
Voci Terry Horn, Matteo Giusti e Susanna Pellegrini
Produzione Stage 11
RADIO DIMENSIONE SUONO SOFT è Radio Partner
©L.C.
Milano, 17 febbraio 2022
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