di Luca Cecchelli
Nella settimana della festa della donna arriva al San Babila e per la prima volta a Milano dopo “That’s life!” il terzo spettacolo scritto e interpretato da Riccardo Rossi: “W le donne!
Dopo “L’amore è come un gambero” e “That’s life!” come sei arrivato a “W le donne!”, da dove nasce la voglia di scrivere questo spettacolo?
«Dopo i primi due titoli che hai citato pensavo di chiudere una sorta di trittico con l’idea di un terzo capitolo. Ne L’amore è un gambero ho raccontato tutto quello che si passa per amore, in That’s life! tutte le fasi della vita attraverso varie fasce d’età. E quando mi sono messo a scrivere quello che poi è diventato W le donne! sono finito a ragionare per la prima volta di qualcosa che non avevo ancora affrontato pienamente. Attraverso l’esplorazione del mondo femminile ho voluto raccontare tutti i ruoli delle donne della nostra vita.
“Dopo la madre (gli uomini) conosceranno la tata, la sorella, la nonna, la maestra, la fidanzata, la moglie, la figlia e così via.
Senza dimenticare ovviamente la più temuta: la suocera!”
Questo spettacolo nasce da una mia scoperta, o meglio teoria: le donne cambiano atteggiamento a seconda del ruolo che rivestono: madre, moglie, sorella fino alla famosa “donna per amico” …Ho considerato tutti questi ruoli per poterli tratteggiare e far capire essenzialmente un assunto di base: che la donna è un essere superiore. Per dimostrarlo nello spettacolo parto proprio da una differenza esistente nel DNA per ribadire la netta superiorità della donna sull’uomo. Ma, sia chiaro, solo allo scopo di farci quattro risate in uno spettacolo ormai rodato e colmo di battute nelle quali è facile riconoscersi. Senza modestia credo sia il più bello scritto finora e sono molto contento di poterlo finalmente presentare anche a Milano, dopo averlo dovuto rimandare per la pandemia».
“La donna è la prima persona che conosciamo al mondo! Maschi o femmine è sempre lei il nostro primo incontro. Ma se le bambine crescendo diverranno sempre più “colleghe” della madre (prima o poi faranno un figlio anche loro) i maschi si ritroveranno per tutta la vita a fare i conti con “quell’essere” che li ha generati”
Le donne ci condizionano dal primo momento in cui veniamo al mondo: il primo incontro avviene proprio con una donna. E non è nostra madre.
«Esatto, nostra madre arriva per seconda: la prima è l’ostetrica! Per farci respirare, cioè per il nostro bene, la prima persona che conosciamo in vita nostra si palesa, ci dà una botta, poi sparisce e non sapremo mai più nulla di lei. Eppure senza quella botta, prima di consegnarci a nostra madre, non avrebbe inizio la nostra vita…c’è qualcosa di magico in questi ruoli femminili».
Nello spettacolo esperienze collettive sulle relazioni uomo-donne ma anche personali: quale donna ha contato di più nella vita di Riccardo Rossi?
«Direi soprattutto mia nonna materna, più vado avanti negli anni me ne rendo conto. Con mia nonna ho avuto un rapporto straordinario, per questo credo di averle riservato la parte più bella e più vera di questo spettacolo. Con quell’amichevole distacco tipico dei nonni – coinvolti ma non troppo – è stata capace di farmi ragionare su certi episodi della mia vita. Ricordo confidenze di qualche disavventura amorosa a mia nonna, non a mia madre: a nonna puoi dire tutto, a mamma no. Così come tante confidenze su di me le ha fatte lei in privato a mia madre, facendole capire meglio come ero fatto. Per tua madre sarai sempre un cucciolo mai cresciuto, pure da vecchio; tua nonna ti vede invece come un ragazzo che cresce. Senz’altro mia nonna sotto molti aspetti ha contato moltissimo per me».
“Le nonne sono quelle che accettano meglio la crescita di un uomo, sono più spicce, hanno già visto tutto, le madri invece rosicano sempre, vogliono avere tutto sotto controllo”
Cos’è la donna per Riccardo Rossi?
«Un mondo meraviglioso. Sono contento di essere nato uomo per godere delle meraviglie che sa regalare una donna. Mi avvicino sempre alle donne con senso di sorpresa, stupore e tanta stima. Quando ho scritto il mio primo film, La prima volta (di mia figlia), ho voluto con me alla sceneggiatura Chiara Barzini. Volevo una donna, perché una donna sa sempre dare un’altra prospettiva. Così come un uomo quando parla con un altro uomo non fa altro che esternare la solita ‘mitologia da spogliatoio’, con una donna si riesce invece a considerare un diverso punto di vista, un’altra nota. Per questo sanno essere buone confidenti, sanno dare sempre un buon consiglio in prospettiva, a differenza di un uomo, a meno che non sia piuttosto navigato».
“Già in “That’s life!” lo dicevo: perché nelle coppie l’uomo è tendenzialmente sempre più maturo della donna? Perché se la donna si mette con un coetaneo le sembra di parlare con un ragazzino. Se invece sta con un uomo più grande di lei,
non fosse altro che per l’esperienza, si gioca alla pari”
Una celebrazione dell’universo femminile volta anche a sottolineare una generale mancanza di rispetto verso il genere?
«Non se ne parla mai abbastanza. E senza arrivare a parlare necessariamente di femminicidi – oramai numeri da guerra – non vedo nella nostra cultura ancora raggiunto il rispetto che meriterebbero. E mi dispiace molto. Già il fatto che non guadagnino quanto un uomo per la stessa mansione per me non ha motivo di esistere, è ingiustificabile».
“Credo di dire una grande verità: sono un uomo che amerebbe che le donne fossero più delegate in tutto nella vita pubblica e in generale.
Purtroppo questo accade ancora con molta fatica”
Nei tuoi spettacoli non c’è mai una comicità fine a se stessa. E anche stavolta certo si ride, ma l’attenzione è rivolta a portare alla luce quali aspetti?
«Questo spettacolo si può riassumere in due concetti base: innanzi tutto mi interessa portare alla luce la forza d’animo delle donne, che può valere quella di mille uomini. Ci sono donne che hanno cambiato la storia con semplici gesti, ad esempio Rosa Parks, la signora di colore divenuta celebre in America nel 1955 per aver rifiutato di cedere il posto su un autobus a un bianco che lo reclamava. Ha ottenuto molto di più lei stando seduta che tutti gli uomini del mondo facendo a botte. E come secondo punto mi sono rifatto alla frase di un famoso giornalista americano, che citerò nello spettacolo, il quale, in occasione della consegna di un premio da parte di una delegazione di donne, affermò: “questo mondo cafone, nemico della verità dell’educazione e della scienza ha bisogno di voi donne”. È una presa di posizione molto forte che non fa altro che confermare la mia teoria: il mondo ha bisogno delle donne».
“Grazie a tutti questi incontri con le donne nel corso della sua vita, all’uomo non resterà altro che fare l’unica cosa che non avrebbe mai voluto: crescere”
Interessante: approfondiamo la tua dichiarazione sopra citata.
«La valenza dell’uomo è quella del gioco – e affronterò questa tematica soprattutto nel mio prossimo spettacolo, nel quale indagherò le motivazioni per cui l’uomo di fatto non riesca a crescere. L’uomo ha una sua maledizione, cioè quella di dover crescere. L’uomo però non vuole crescere, perché si esprime prevalentemente attraverso il gioco. E la possibile perdita di questi valori maschili, oserei dire mitologici, che ci vengono inculcati fin da piccoli, potrebbero essere superati tramite la semplice accettazione del nostro ruolo subordinato alla donna».
“L’uomo nasce per giocare e allora fatelo giocare.
Se l’uomo accetta questa sua condizione, vivrà meglio
e uscirà prima da questa crisi di genere”
“Gli uomini sono donne che non ce l’hanno fatta”, citazione da Groucho Marx. Su cosa si fonda la consapevolezza della schiacciante superiorità del genere femminile?
«Una superiorità biologica su tutte: l’uomo non potrà mai fare quello che fa la donna, cioè generare un altro essere umano tramite l’utero. La natura ha deciso che l’uomo non abbia l’utero e non mi sembra ci sia altro da aggiungere».
Qualche accenno alla preparazione del tuo prossimo spettacolo e nuovi interessi?
«In questi giorni sarei dovuto essere a Milano proprio col nuovo spettacolo, lo devo solo mettere in piedi ma è tutto scritto, già pronto. L’ispirazione, come accennavo sopra, è l’incapacità di crescere dell’uomo. Non appena la situazione lo permetterà lo porterò in tournée: se non ci saranno altre variazioni dovrei essere di nuovo a Milano il prossimo novembre. In questo periodo ho ricominciato a suonare il pianoforte, approfondendo lo studio della musica. Ecco, non ho ancora in mente cosa di preciso, ma prima o poi mi piacerebbe scrivere qualcosa che abbia per tema la musica, mio grande amore. Oltre alle donne (sorride)».
W LE DONNE!
Tutte le donne della nostra vita
12 marzo, ore 20.30
13 marzo, ore 16.00
di Riccardo Rossi e Alberto Di Risio
Con Riccardo Rossi
Regia teatrale e televisiva Cristiano D’Alisera
Disegno luci Marco Vignanelli
©L.C.
Milano, 10 marzo 2022
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